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Cos’è l’ansia e perché diventa spesso talmente intensa e pervasiva da compromettere il regolare funzionamento della nostra vita?
Sono 8,5 milioni, gli italiani che almeno una volta nella vita hanno sofferto di disturbi d’ansia, tra i più comuni nella popolazione. Prima di parlare di ansia è bene comprendere come funziona il nostro cervello. La sua parte ancestrale è costituita dal sistema limbico al cui interno è contenuto un piccolo nucleo chiamato amigdala. Svolge un ruolo centrale nel processo delle emozioni e della memoria e possiamo considerarlo come un sistema di allarme che si attiva suonando quando si accorge che c’è una minaccia. L’amigdala segnala la presenza di un pericolo imminente e fa sì che proviamo paura, un’emozione utile e necessaria per mettersi al sicuro.
Tra ansia e paura intercorre una differenza sostanziale. La paura è presente quando c’è la valutazione di un pericolo imminente, mentre l’ansia viene attivata quando eventi e circostanze future vengono percepiti come altamente pericolosi, imprevedibili ed incontrollabili. Esiste un’ansia basale, con cui nasciamo e che ha una funzione adattiva; non c’è motivo di temerla, anzi teniamola con noi come se fosse un prezioso collaboratore! Diventa però disfunzionale, perché inficia la qualità della vita, quando l’amigdala segnala l’esistenza del pericolo anche quando non c’è. Questo avviene se l’organismo è continuamente esposto allo stress. L’ansia basale cresce fino a raggiungere picchi molto elevati, scatena attacchi di ansia intensi e l’attacco di panico.
Quando l’ansia diventa patologica, il paziente sviluppa una costante tendenza alla preoccupazione, all’ipercontrollo e all’ipervigilanza. È caratterizzata da:
Le principali manifestazioni dell’ansia sono:
Quando l’ansia provoca una condizione di disagio costante è opportuno chiedere il supporto di uno psicoterapeuta con cui condividere la condizione di sofferenza. Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero essere d’aiuto per far fronte ad una difficile convivenza con l’ansia:
Riconoscere le emozioni e le reazioni del corpo: usiamo una scheda di lavoro che utilizzeremo quotidianamente rispondendo ad alcune domande:
Esposizione graduata: stiliamo un elenco di situazioni che riteniamo difficili cercando di metterle in graduatoria (da 0 =nessuna paura, a 100 =estrema paura) a seconda delle risposte ansiose che evocano.
Esempio: Andare a fare colazione al bar = paura 0
Mandare la relazione al capo = paura 15
Programmare un viaggio = paura 50
Ripensiamo alle situazioni che generano ansia lasciando che le sensazioni sgradevoli emergano, permanendo nella situazione ansiogena fino a quando l’ansia tornerà ad un livello accettabile. Una volta che rievocando una situazione non proveremo più ansia, passeremo ad affrontare il successivo step della gerarchia.
Respirazione quadrata: viene così definita perché ha gli stessi tempi nelle varie fasi di respirazione. Il respiro è lo strumento di elezione per riconnettersi con il momento presente e riacquisire la consapevolezza delle proprie sensazioni corporee, ottenendo una riduzione dello stress. Dividiamo la respirazione in 4 tempi, immaginando di formare con la mente i lati di un quadrato:
Alcune “frasi di sostegno” possono inoltre contribuire a percepire l’ansia in modo più accettabile:
Infine, è doveroso ricordare che l’ansia può ripresentarsi, le ricadute sono previste in qualsiasi movimento verso il cambiamento. Non vanno percepite come sconfitte, ma come un passaggio utile a correggere ulteriormente la rotta. È importante, perciò, ricordare che evitare le situazioni che incutono ansia ci fa stare meglio nell’immediato, ma ci impedisce di fare l’esperienza dell’ansia, conoscerla e comprenderne le ripercussioni sul nostro organismo, per sapere poi come affrontarla nel modo migliore.
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