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Ricerca 10 Febbraio 2020

Celiachia, 600mila casi in Italia. E un paziente su cinque assume glutine senza saperlo

CELIACHIA: IERI E OGGI I numeri di questa malattia autoimmune, negli ultimi trent’anni, sono spaventosamente cambiati per due motivi: una maggiore facilità nella diagnosi e un radicale cambiamento del nostro stile di vita, nella coltivazione degli alimenti – molto più intensiva e fertilizzata – e nell’uso di antibiotici. È cambiata anche la natura stessa della […]

CELIACHIA: IERI E OGGI

I numeri di questa malattia autoimmune, negli ultimi trent’anni, sono spaventosamente cambiati per due motivi: una maggiore facilità nella diagnosi e un radicale cambiamento del nostro stile di vita, nella coltivazione degli alimenti – molto più intensiva e fertilizzata – e nell’uso di antibiotici. È cambiata anche la natura stessa della malattia: prima era prevalentemente pediatrica, interessava tra i 3mila e i 5mila soggetti italiani ed era considerata “rara” dallo stesso Sistema Sanitario Nazionale. Oggi la situazione si è ribaltata.

I NUMERI

Adesso, nel mondo, la sua prevalenza si aggira tra lo 0.5 e l’1.5%. I più colpiti sono i bambini tra i 4 e gli 8 anni e gli adulti tra i 25 e i 35 anni. In età pediatrica si parla soltanto di circa 30% di casi, il restante 70% si manifesta invece in età adulta. Una malattia, infine, che colpisce prevalentemente il sesso femminile, con un rapporto 3:1, per ragioni ancora sconosciute.

«I numeri della celiachia parlano da soli: 600mila i casi evidenziati dagli screening, pazienti in aumento e sommerso in costante impennata – sottolinea il Professor Maurizio Vecchi, Docente di Gastroenterologia all’Università di Milano – . Sono, infatti, oltre 400mila i pazienti che oggi rappresentano la porzione nascosta di questa malattia autoimmune “accesa” dal glutine e segnata da difficoltà diagnostiche».

I SINTOMI PIÙ COMUNI 

Un quadro che la scienza sta modificando, sia per la definizione precoce della patologia, sia per il controllo della stessa: «Alle prime avvisaglie sospette – come diarrea persistente e gonfiori addominali costanti, anemia e difficoltà di assorbimento delle vitamine – ci si dovrebbe sottoporre al test – ammette il professor Vecchi – . La celiachia, infatti, è forse l’unica malattia che, attraverso dei marcatori sierologici, ci permette di arrivare a una diagnosi certa al 99%» precisa il professore.

DIETA GLUTEN FREE 

Dalla celiachia non si guarisce. «Ma ci si può convivere bene – continua il professor Vecchi – Se fino ad ora l’unica terapia disponibile è la dieta libera da glutine, sono in corso ricerche che mirano ad alleggerire il peso di una quotidianità alimentare rigida e con un peso economico rilevante. Oggi si sta infatti tentando di modificare la risposta immune dei pazienti e di manipolare il glutine assunto» spiega.

PROSPETTIVE E NUOVI TEST DI MONITORAGGIO 

Durante l’ultimo congresso internazionale della Celiachia a Parigi dello scorso settembre 2019, è stato annunciato l’interruzione della ricerca sul vaccino: l’idea di sconfiggere e eradicare definitivamente la malattia, è quindi tramontata. «La tendenza che probabilmente potrà verificarsi, invece, si riferisce ad una terapia sempre più personalizzata in favore dei pazienti – spiega il dott. Luca Elli, Resposabile Centro Celiachia, Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano – . Questi potranno reintegrare nella loro dieta alcuni alimenti con glutine. Nei prossimi anni, infine, arriveranno anche delle molecole che aiuteranno il paziente a convivere con la malattia”.

Che l’aderenza alla dieta priva di glutine rappresenti un ostacolo nella gestione della malattia da parte del paziente è ben concepibile. Tant’è che, fino ad oggi, ha rappresentato uno scoglio anche per i clinici. Ora però gli specialisti hanno a disposizione un nuovo strumento: un test che è in grado di indicare il livello di detezione del peptide del glutine nelle urine e nelle feci dei pazienti. Uno strumento che permette il monitoraggio reale e costante della malattia, apportando laddove necessario le giuste correzioni.

«Grazie a questi test – conclude il dottor Luca Elli – è possibile capire se si stia mangiando in maniera occulta qualunque alimento con glutine. Si tratta di strumenti che sono già a disposizione, al momento esclusivamente presso la Fondazione IRCCS Cà-Granda di Milano. Allo stato attuale  – precisa – non abbiamo dati riguardanti la situazione italiana, il primo trial è attualmente in corso. Eppure, secondo studi internazionali, circa il 20% del campione mangia occultamente qualche alimento con il glutine senza saperlo».

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