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Si parla troppo poco delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, ossia la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. Stiamo parlando di malattie caratterizzate da una infiammazione cronica della parete intestinale, con i seguenti sintomi: diarrea, dolore, debolezza e perdita di peso. Per fare chiarezza in merito, abbiamo intervistato il professor Alessandro Armuzzi, gastroenterologo della UO di Medicina Interna e Gastroenterologia del Complesso Integrato Columbus […]
Si parla troppo poco delle malattie infiammatorie croniche dell’intestino, ossia la colite ulcerosa e la malattia di Crohn. Stiamo parlando di malattie caratterizzate da una infiammazione cronica della parete intestinale, con i seguenti sintomi: diarrea, dolore, debolezza e perdita di peso.
Per fare chiarezza in merito, abbiamo intervistato il professor Alessandro Armuzzi, gastroenterologo della UO di Medicina Interna e Gastroenterologia del Complesso Integrato Columbus di Roma e segretario Generale della IG-IBD (Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali).
Professore, quali sono i disturbi tipici delle malattie infiammatorie croniche intestinali e, ad oggi, quali sono le cure?
«Le malattie infiammatorie e croniche intestinali – cioè la malattia di Chron e la colite ulcerosa – sono malattie immunitarie che colpiscono individui, predisposti da un punto di vista genetico, a livello della parete dell’intestino. Per questo, ad un certo punto della loro vita – in genere in età giovanile perché sono più colpiti i giovani tra i 15 e 30 anni – a causa di un’alterazione che avviene a livello della flora batterica intestinale inizia una risposta immunologica abnorme che causa le ulcere nell’intestino – in modo diverso tra le due malattie, ma sempre di ulcere si tratta – e questo genera i sintomi. Se ne parla poco perché non sono sintomi cui è facile parlarne in pubblico; mal di pancia, diarrea, stanchezza, astenia, fatica cronica e sanguinamento sono tutti sintomi di cui è difficile parlare in pubblico e per questo sono necessarie campagne di sensibilizzazione per la popolazione. Esistono diversi tipi di cure per queste malattie, farmacologiche in primis, dai farmaci più tradizionali a quelli più moderni, tecnologici e biologici».
È una malattia abbastanza fastidiosa; quali sono i costi sociali?
«Queste due malattie impattano notevolmente sulla qualità di vita che è diversa da soggetto a soggetto. L’impatto sociale è notevole, perché è stato riportato che ci sono perdite di giornate lavorative e del lavoro stesso, difficoltà nelle relazioni interpersonali e nel costruirsi una famiglia, difficoltà nello studio e nell’andare a scuola. Sono un peso notevole dal punto di vista della qualità della vita. Questo genera costi indiretti che spesso non vengono calcolati nel bilancio di gestione di costo di queste malattie. Si pensa solo ai costi diretti: prestazioni, farmaci, interventi chirurgici se necessari, ma c’è, soprattutto, un sottobosco di costi indiretti che spesso superano quelli diretti».
Si può fare una vita normale e ci si può convivere?
«Se tenuta sotto controllo e gestita bene, se il paziente risponde ai farmaci e alle strategie di gestione a cui viene sottoposto, certamente. L’obiettivo principale è far fare una vita normale ai soggetti affetti da queste patologie».