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Il polmone non è sterile bensì ricco di comunità batteriche che ne costituiscono un vero e proprio microbiota. Diversi studi scientifici hanno dimostrato, contrariamente a quanto ritenuto in passato, che le vie aeree sono caratterizzate da particolari microbioti, proprio come già largamente studiato e dimostrato per il tratto gastrointestinale. Ma cosa sappiamo di questi microbioti […]
Il polmone non è sterile bensì ricco di comunità batteriche che ne costituiscono un vero e proprio microbiota. Diversi studi scientifici hanno dimostrato, contrariamente a quanto ritenuto in passato, che le vie aeree sono caratterizzate da particolari microbioti, proprio come già largamente studiato e dimostrato per il tratto gastrointestinale.
Ma cosa sappiamo di questi microbioti e che ruolo svolgono nel decorso di alcune malattie respiratorie? Abbiamo approfondito l’argomento con il Dottor Lorenzo Emmi, allergologo e immunologo, già direttore del Centro di Riferimento regionale malattie autoimmuni e sistemiche AOU Careggi di Firenze. Il direttore ci ha spiegato, nel dettaglio, cos’è il microbiota delle vie aeree e qual’è il ruolo che svolge nelle malattie allergiche.
«Il microbiota è l’insieme di tutti i batteri che colonizzano il nostro corpo e quello che è veramente interessante è che il numero dei batteri che compongono il microbiota è superiore al numero di cellule che compongono il nostro organismo – sostiene il direttore – . Dovremmo parlare, in realtà, di microbioti in quanto esiste un microbiota intestinale, un microbiota polmonare, un microbiota genito-urinario e così via. Certo, il microbiota gastrointestinale è più importante perché più studiato e più conosciuto da tempo ma recentemente si è fatta luce anche sul microbiota respiratorio, che è rimasto un po’ indietro rispetto a quello gastrointestinale in quanto si è lungamente creduto che il polmone profondo fosse un tessuto sterile, tanto è vero che, nel primo progetto di studio sul microbiota umano a livello mondiale, lo studio sul microbiota polmonare è stato addirittura escluso» spiega il dottor Emmi.
In seguito, si è capito che il polmone profondo non è sterile e si è cominciato a studiare. «D’altro canto – prosegue il direttore – un’altra delle difficoltà che si riscontra quando si studia il microbiota polmonare è che questo è in parte correlato e forse in parte anche contaminato dal microbiota del tratto nasale, da quello orofaringeo e da quello gastrointestinale. Infatti, è stata dimostrata una comunicazione molto stretta, sia ematica sia linfatica sia delle vie nervose, tra il microbiota intestinale e quello polmonare».
Tuttavia, nonostante questi problemi, il medico aggiunge che il microbiota polmonare, pur essendo scarsamente rappresentato, potrebbe avere la sua importanza nella genesi di alcune malattie, in particolare dell’asma bronchiale. «Sono stati già dimostrati dei profili particolari di batteri nell’asma bronchiale rispetto a soggetti sani e si è dimostrato che c’è proprio l’aumento del carico batterico e della biodiversità. Siamo ancora agli albori degli studi ma si può cominciare a pensare di poter costruire dei profili batterici tipici del paziente asmatico. Il problema grosso è che l’asma è una sindrome, per la quale parliamo di più fenotipi, quindi dovremmo poi andare a costruire dei profili di microbiota separati a seconda dei vari fenotipi ed endotipi» conclude.