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Sesso 6 Febbraio 2023

Vulvodinia: il male invisibile che impedisce alle donne i rapporti intimi

Mallozzi (ginecologa): «Per una diagnosi corretta è necessario individuarne le cause. Stili di vita adeguati, terapie farmacologiche e supporto psicologico aiutano a superare il dolore. Dalla vulvodinia si può guarire. Ma attenzione alle recidive»

Se hai la sensazione che lo slip che indossi sia tessuto con gli spilli, allora potresti soffrire di vulvodinia. Le donne che ne soffrono, circa il 15% della popolazione femminile, la descrivono come un disturbo caratterizzato da bruciore e/o dolore persistente.

Che cos’è la vulvodinia

«La vulvodinia è una patologia in cui si ha un’alterata percezione sensoriale all’ingresso della vagina e nella zona che la circonda, la vulva – spiega Maddalena Mallozzi, ginecologa, a Sanità Informazione -. In altre parole, la donna che ne è affetta percepisce come doloroso uno stimolo che non lo è. Anche il semplice strofinio di un indumento intimo può essere insopportabile come ripetute punte di spillo. Si può provare un dolore ingiustificato in diverse situazioni della vita quotidiana, nel corso di una passeggiata o durante un rapporto sessuale».

Le cause

In alcuni casi, il dolore può coinvolgere anche i glutei, l’ano e l’interno delle cosce.  Alla vulvodinia possono associarsi altri disturbi, come il  vaginismo, la cistite interstiziale, dolori mestruali e la sindrome del colon irritabile. «Il tutto in assenza di segni o lesioni visibili», sottolinea la ginecologa. Ma che al primo colpo d’occhio non emerga nulla di strano, non vuol dire che le cause scatenanti non possano essere ricercate. «Sono diversi i fattori che scatenano la vulvodinia. Si va dalle ripetute infezioni, fino a traumi fisici, come un’episiotomia (incisione chirurgica della vulva) durante il parto o una biopsia vulvo-vaginale. L’uso di biancheria intima sintetica, di indumenti troppo stretti, di detergenti intimi o creme aggressivi, poi, possono incidere sul peggioramento del disturbo», aggiunge Mallozzi,

Chi fa la diagnosi di vulvodinia

Lo specialista di riferimento per la vulvodinia è il ginecologo che, dopo un’accurata anamnesi su altri eventuali problemi di salute della paziente, eseguirà una visita specialistica. La diagnosi di vulvodinia potrà essere confermata solo dopo che il medico avrà escluso altre cause che possono scatenare un simile dolore, come infezioni o infiammazioni che, al contrario della vulvodinia, si manifestano attraverso segni visibili. In menopausa, ad esempio, un dolore di questo tipo può scaturire anche dalla secchezza delle mucose vulvo-vaginali, per una fisiologica riduzione del livello degli estrogeni. In altri casi ancora, meno frequenti, il dolore può essere causato dalla malattia di Behçet, dalla sindrome di Sjögren o dalla fibromialgia.

Gli stili di vita

Solo una volta diagnosticata con certezza la vulvodinia può essere curata. Si parte dalla cura di sé, per poi arrivare ai trattamenti farmacologici. «Chi soffre di vulvodinia dovrebbe sempre preferire la biancheria intima di cotone, evitando i tessuti sintetici e stretti e di indossarla durante la notte. Per la detersione scegliere prodotti delicati che non alterino il ph e assorbenti di cotone durante il ciclo mestruale. Durante i rapporti sessuali meglio servirsi di lubrificanti», consiglia Mallozzi.

I trattamenti per la vulvodinia

Agli stili di vita corretti, a seguito di prescrizione medica, è possibile associare  terapie farmacologiche: antidepressivi e anticonvulsivanti sono i più utilizzati. È possibile anche servirsi di anestetici locali. Ancora, è utile associare la fisioterapia: la donna può imparare un metodo di auto-rilassamento per controllare le contrazioni dei muscoli e, di conseguenza, il dolore, e apprendere tecniche di auto massaggio. Con l’aiuto di uno psicoterapeuta, infine, la donna può lavorare sul disagio che scaturisce  durante la relazione intima con il proprio partner, a causa del dolore provato. «Dalla vulvodinia si può guarire – assicura la specialista -. Ma – avverte – attenzione perché una volta curata può anche ripresentarsi».

 

 

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