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I consigli del pediatra per affrontare il sonno agitato dei bambini
Secondo la Sip (Società Italiana Pediatria) un bambino su quattro soffre di disturbi del sonno. Precisamente, il 25% dei bambini al di sotto dei 5 anni e il 10-12% dai 6 anni fino all’adolescenza.
I più comuni sono insonnia (20-30%), parasonnie (25%), disturbi del ritmo circadiano (7%), disturbi respiratori del sonno (2-3%), disturbi del movimento legati al sonno (1-2%), ipersonnie (0,01-0,20%).
Tra le cause, si possono annoverare fattori genetici, ordine di nascita e depressione materna. E, ancora, ritmi frenetici, luci artificiali e l’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici alterano il ritmo sonno-veglia naturale del bambino con conseguente ansia per mamme e papà.
Prevenire i disturbi del sonno si può: dall’alimentazione al comportamento dei genitori, il dottor Pietro Sciacca, pediatra e docente presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche, Ginecologiche, Microbiologiche e Biomediche dell’Università degli Studi di Messina, a dottori.it, ha sfatato gli otto falsi luoghi comuni più diffusi sul sonno dei bambini.
Di notte sia gli adulti che i bambini hanno dei microrisvegli. I primi sanno gestirli e quasi non ne hanno coscienza, i secondi piangono per richiamare l’attenzione su di sé ed essere aiutati a riaddormentarsi. L’attenzione va spostata dal luogo in cui dorme il bambino al modo in cui lo fa: non importa se si tratta della cameretta o del lettone. L’importante è creare una routine capace di tranquillizzare il bambino.
La vicinanza ai genitori è per i bambini un conforto notturno. Quando non ne avrà più bisogno il bambino deciderà autonomamente di non dormire più nel lettone.
È stato dimostrato scientificamente che il latte materno ha un andamento dinamico capace di modificare alcuni dei suoi componenti a seconda delle fasi del giorno e della notte.
Se di notte nel latte materno ci sono melatonina e triptofano che favoriscono l’addormentamento, di giorno invece ci sono sali e cortisoli utili a stare svegli ed essere attivi.
Nessun latte artificiale può garantire il dinamismo di quello materno e non c’è nessuna evidenza scientifica che questo possa favorire il sonno del bambino sostituendolo al latte materno.
La scelta di lasciar piangere il bambino finché non si addormenta può avere l’effetto contrario: può sentirsi abbandonato. Si sveglierà di notte e piangerà ancora di più per paura dell’addormentamento. Non ci sarà un abbandono al sonno quanto ansia, paura e difficoltà a gestirlo.
È corretto impostare una routine, ma sulla base delle abitudini del bambino e dei suoi genitori. Abbassare la luce, la voce e leggere una fiaba, mettere il bimbo nel proprio lettino e attendere che si addormenti sono comportamenti validi.
Il sonno dei lattanti, soprattutto nelle prime settimane di vita, è molto diverso dal nostro. Apparentemente è un sonno agitato, fatto di versetti, micro-pianti, o anche movimenti a scatto, ma si tratta di comportamenti assolutamente fisiologici che mettono inutilmente in agitazione i neogenitori.
La melatonina non può essere usata in maniera continuativa nel tempo. Meglio evitarla (salvo rari casi eccezionali) e impostare una buona routine che porti a risultati duraturi nel tempo, piuttosto che rimedi occasionali.
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