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Secondo uno studio sui ricoveri ospedalieri nello stato del Michigan, il lunedì successivo al passaggio all’ora legale si registra un aumento del 24% degli infarti. Una ricerca finlandese indica un +8% degli ictus nei primi due giorni dopo il cambio d’ora
Fare esercizio regolarmente, due o tre volte alla settimana, è collegato ad un rischio più basso di insonnia e alla capacità di dormire le raccomandate 6-9 ore di sonno ogni notte: lo rivela uno studio internazionale durato 10 anni e pubblicato sulla rivista BMJ Open. La ricerca è stata coordinata da esperti dell’Università di Reykjavik in Islanda. L’esercizio regolare è associato a una migliore salute generale, e diversi studi hanno suggerito che l’attività fisica favorisce un sonno di migliore qualità e può migliorare i sintomi dell’insonnia cronica. I ricercatori hanno valutato la frequenza, la durata e l’intensità dell’attività fisica settimanale e i sintomi di insonnia, il sonno notturno complessivo e la sonnolenza diurna tra adulti di mezza età provenienti da 21 centri in nove paesi europei.
I 4.399 partecipanti allo studio, 2.085 uomini e 2.254 donne, sono stati selezionati dall’European Community Respiratory Health Survey. Coloro che hanno riferito di fare attività fisica almeno due o più volte a settimana, per un’ora o più, sono stati classificati come fisicamente attivi. Nel corso dei 10 anni, il 37% (1.601) dei partecipanti è stato persistentemente inattivo, il 18% (775) è diventato attivo, il 20% (881) è diventato inattivo e il 25% (1.082) è rimasto sempre attivo. È emerso che coloro che erano persistentemente attivi avevano il 42% in meno di probabilità di trovare difficile addormentarsi, erano il 22% meno inclini a manifestare qualsiasi sintomo di insonnia e il 40% meno inclini a segnalare 2 o 3 (37% meno inclini) sintomi di insonnia. I sempre attivi erano meno inclini a dormire poco (-29%) o troppo (-52%). “I nostri risultati – commentano i ricercatori – mostrano l’effetto positivo dell’attività fisica sui sintomi di insonnia, ma solo per chi è attivo nel tempo, perché l’associazione si perde per i soggetti inizialmente attivi diventati sedentari”.
E se fare attività fisica regolare aiuta a dormine meglio, un buon sonno notturno ha effetti molto positivi sulla salute generale di un individuo. A sottolineare l’importanza di un adeguato riposo sono gli esperti dell’American Heart Association (Aha) che a seguito del ‘Daylight saving time’ (la nostra ora legale), che negli Usa è scattato il 10 marzo, hanno pubblicato un’analisi sull’argomento. “Perdere un’ora di sonno potrebbe non essere l’effetto peggiore del passaggio all’ora legale”, dicono gli specialisti. Il cambio sembra avere un impatto anche sulla salute del cuore: “Ogni anno, nei giorni successivi, si osserva un marcato aumento di infarti e ictus“, sottolineano i membri dell’American Heart Association.
Tre settimane dopo gli americani è toccato anche agli italiani spostare, lo scorso 31 marzo, un’ora avanti le lancette dell’orologio. Per questo, l’invito dei cardiologi statunitensi a “non esagerare coi caffè” è rivolto anche a loro. “Potrebbe sembrare che una o due tazze in più aiutino a superare la crisi di mezzogiorno, ma troppa caffeina non fa bene al cuore”, spiegano. “Secondo uno studio sui ricoveri ospedalieri nello stato del Michigan – illustrano gli specialisti – il lunedì successivo al passaggio all’ora legale si registra un aumento del 24% degli infarti. Dato da tenere in particolare considerazione visto che, stando a diversi lavori, il lunedì già di base si verificano attacchi cardiaci più gravi rispetto a tutti gli altri giorni della settimana. Una ricerca finlandese, inoltre, indica un +8% degli ictus nei primi due giorni dopo il cambio d’ora”.
“Non sappiamo esattamente perché ci sia un incremento di infarti e ictus durante il passaggio all’ora legale – afferma Maria Delgado-Lelievre, specialista in ipertensione alla Leonard M. Miller School of Medicine dell’università di Miami e volontaria Aha -. Probabilmente, c’è un legame con l’interruzione dell’orologio interno del corpo o del ritmo circadiano – ipotizza. – . È importante essere consapevoli di questo aumentato pericolo soprattutto se si soffre di malattie cardiache o si hanno altri fattori di rischio”, precisa l’esperta, invitando a rivolgersi subito ai servizi di emergenza in caso di sintomi sospetti. I cardiologi americani colgono l’occasione per ribadire che “la quantità e la qualità del sonno, in qualsiasi periodo dell’anno, sono essenziali per una buona salute”. “Oltre ad aumentare il rischio di patologie cardiovascolari come infarto e ictus – rimarca Delgado-Lelievre – la mancanza di sonno comporta anche maggiori probabilità di depressione, declino cognitivo e obesità”.
Variazioni nella durata del sonno associate all’aterosclerosi
Gli specialisti dell’Aha citano alcuni lavori scientifici: uno studio pubblicato sul ‘Journal of American Heart Association’ rileva che variazioni nella durata del sonno superiori a due ore a notte nella stessa settimana sono associate all’aterosclerosi, mentre una ricerca su ‘Hypertension’ dimostra che il legame tra sovrappeso (in particolare sotto forma di grasso viscerale sull’addome) e pressione alta negli adolescenti è più forte tra chi ha un sonno irregolare. Ancora, un altro studio apparso sul ‘Journal of American Heart Association’ spiega che dopo la menopausa circa una donna su quattro può sviluppare fibrillazione atriale e che a innescarla sono principalmente lo stress e il poco sonno.
Ma quanto dura il ‘sonno giusto’? I cardiologi Usa prescrivono “7-9 ore al giorno per gli adulti, 8-10 ore per i ragazzi dai 13 ai 18 anni, 9-12 ore per i bambini dai 6 ai 12 anni, 10-16 ore fino ai 5 anni”. Secondo un abstract presentato alle Scientific Sessions 2023 dell’Aha, negli States oltre un terzo dei bimbi non dorme quando dovrebbe. “Ma anche fra gli adulti la stessa percentuale non riposa abbastanza da assicurarsi un cuore in salute”, aggiunge Delgado-Lelievre.
I consigli della buonanotte sono i soliti:
Infine un trucco: “Tenere la sveglia dall’altra parte della stanza, in modo da essere obbligati ad alzarsi per spegnerla. Poltrire nel letto – concludono gli esperti – peggiora la sonnolenza diurna”-
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