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I disturbi del sonno colpiscono moltissime persone che non sanno come affrontarli e risolverli. Causano stanchezza, irritabilità, mancanza di concentrazione e memoria. L’esperto spiega a Sanità Informazione fattori di rischio, sintomi, terapie e rimedi
Il sonno è fondamentale per il benessere del nostro organismo. I disturbi del sonno influenzano la qualità della vita alterando le normali attività fisiologiche del corpo. L’insonnia può determinare stanchezza, irritabilità, diminuzione dell’attenzione, della concentrazione e della memoria. Un’insonnia prolungata può avere effetti dannosi sulla salute. Ne parliamo con Alessandro Cicolin Direttore del Centro di Medicina del sonno nel dipartimento Neuroscienze dell’ospedale ‘Molinette’ di Torino.
I disturbi del sonno più frequenti sono: l’insonnia, l’OSAS e la sindrome delle gambe senza riposo. Le insonnie interessano approssimativamente il 10% della popolazione. L’OSAS il 2-3% ma circa il 20% oltre i 60 anni. E anche la sindrome delle gambe senza riposo colpisce un 2-3% della popolazione generale.
«L’insonnia è legata a sintomi notturni – spiega il professor Cicolin – come difficoltà di addormentamento, risvegli precoci e intermedi. E ad una compromissione funzionale durante il giorno che quasi mai è rappresentata da sonnolenza. È piu una stanchezza nel riuscire ad arrivare a fine giornata, difficoltà di concentrazione e irritabilità. Disturbi di memoria, tono dell’umore non brillante». Si manifesta, dunque, con sintomi diurni e notturni. Per diagnosticarla deve durare almeno qualche settimana.
«L’OSAS – sindrome delle apnee ostruttive del sonno – è caratterizzata dalla cessazione o riduzione del flusso aereo legato all’ostruzione delle alte vie aree. Di solito – prosegue il professore – si tratta di base lingua e palato molle. Questa riduzione avviene ripetutamente nel corso della notte. Per poter parlare di OSAS dovrebbero verificarsi 5-10 eventi per ogni ora. Sotto ai 5 è normale. In questa situazione, il cervello alleggerisce il sonno in modo da far riprendere il respiro senza che il paziente se ne accorga. Di conseguenza, la sensazione è quella di avere un sonno superficiale, non ristoratore e frammentato. Di svegliarsi stanchi anche se si è dormito il numero sufficiente di ore. Provoca sonnolenza durante il giorno, deficit di attenzione e memoria. Il rischio è quello di avere incidenti per addormentamento alla guida e/o scarsa vigilanza nei posti di lavoro. L’OSAS è associata a russamento nella notte ma il soggetto non è consapevole degli eventi apnoici. Oggi esistono esami diagnostici specifici e dispositivi moderni e tecnologici per chi ne soffre».
«La sindrome delle gambe senza riposo – continua l’esperto – è invece caratterizzata da una sensazione di irrequietezza a carico degli arti inferiori. Parliamo di gambe, piedi e caviglie – e della necessità di muoverle. Appena il paziente muove le gambe, cammina o le massaggia, la sensazione passa. Ma se smette la percezione ricomincia. Questa fase è tipicamente serale e quindi può dare problemi di addormentamento perché il paziente non riesce a star fermo con le gambe nel letto. Quando si addormenta, stremato, le gambe continuano a muoversi anche se non è ne è consapevole in un disturbo che assume un nome diverso. Quello da movimenti periodici degli arti nel sonno».
Nell’ambito delle insonnie, c’è un disturbo particolare che spesso viene confuso con l’insonnia. È il disturbo del ritmo circadiano. «Tipico della pubertà e dell’adolescenza, viene confuso con la voglia del giovane di starsene attaccato al pc, al tablet e allo smartphone. Di conseguenza, comporta uno spostamento dell’addormentamento biologico. Chi ne soffre tende ad andare a letto più tardi e svegliarsi più tardi». Se sono poche ore di differenza non c’è una sostanziale differenza. Ma nel caso in cui esista già una predisposizione forte e genetica il soggetto sposta avanti di tre-quattro ore l’addormentamento e al mattino ha una deprivazione di sonno perché è costretto a svegliarsi per andare a scuola. «Si addormenta sul banco e viene magari anche sgridato da genitori e professori. Questi soggetti tendono a riempire quel lasso di tempo in cui non riescono ad addormentarsi con devices elettronici e fonti di illuminazione – aggiunge -. Questi apparecchi spingono ancora piu avanti l’addormentamento bloccando la produzione di melatonina, ormone prodotto naturalmente dall’organismo, che sincronizza il nostro sonno. In un circolo vizioso».
Assumere la melatonina può essere una soluzione? «Nei disturbi del ritmo e in alcune condizioni particolari dell’anziano la melatonina può essere efficace ma è un farmaco, un ormone. Va utilizzata seguendo orari specifici e con modalità specifiche. È uno stabilizzatore del sonno, non è un induttore. Non deve essere considerato in tal senso. Alcune forme di insonnia rispondono
C’è da dire che l’OSAS e le insonnie si sono incrementati durante la pandemia. Anche i ragazzi li hanno sperimentati con i cambiamenti portati dalla DAD. E se i gufi – le persone che la sera e la notte sono attive e faticano ad alzarsi perché fanno le ore piccole possono andare incontro a problemi – diverso è il discorso per le allodole. Si svegliano presto, perfino senza l’aiuto della sveglia e senza alcuno sforzo si mettono in movimento per poi sentirsi meno attivi la sera e andare a dormire presto. «I disturbi del ritmo circadiano con anticipo di fase – le famose allodole, appunto – sono meno problematici. Queste persone rinunciano alla vita sociale serale perché hanno sonno presto, ma la mattina non vanno incontro alla deprivazione di sonno perché hanno riposato un numero adeguato di ore».
«Le terapie, in questi ultimi anni, sono diventate specifiche e selettive. Sia sul piano farmacologico sia come tecniche cognitivo comportamentali e psico educazionali. Parliamo di una sorta di riabilitazione e rieducazione al sonno che fanno sì che i disturbi del ritmo e le insonnie possano essere trattate con estrema efficacia. La medicina del sonno si sta spostando verso queste direzioni. Nei casi più gravi, soprattutto per le insonnie, associando la terapia farmacologica, chiaramente» osserva Cicolin. Abitualmente, infatti, «i pazienti che afferiscono alla medicina del sonno nei centri specializzati sono complessi e vengono trattati con farmaci specifici. Devono essere gestiti da medici specialisti e bisognerebbe aumentare la divulgazione scientifica e le competenze nell’ambito dei corsi di laurea in medicina e di specializzazione, dal momento che si tratta di disturbi diffusi. Qui in Piemonte stiamo lavorando sulla specialistica di famiglia in modo da accrescere le conoscenze e competenze post-laurea» specifica il professore.
Le indicazioni dalle quali non si può prescindere sono:
Il punto, secondo il professor Cicolin, è che si dovrebbe accompagnare il nostro organismo al sonno. «I primi rimedi sono comportamentali. In primis, mantenere il sonno circoscritto al periodo notturno e non allungarlo. Cercare di mantenere lo stesso orario di risveglio al mattino. Non serve restare a letto troppe ore. Soprattutto per gli insonni – continua – è importante non recuperare o protrarre il sonno perduto di giorno. Il pomeriggio o magari nel weekend. Sembra un controsenso, ma questo comporta minore pressione del sonno la notte successiva. E si rischia un’inversione completa del ritmo sonno-veglia. Dormire la mattina o nel tardo pomeriggio rende impossibile arrivare a fasi profonde di sonno e ad un riposo ristoratore.
«L’adulto, usualmente, dovrebbe dormire 7-8 ore a notte. Se è in carenza di sonno e ha tanta adenosina da smaltire, questo aumenta la stabilità del sonno. È un sistema che si autocorregge da solo. Se facciamo tardi la sera per un lavoro importante e la mattina abbiamo un impegno di buon’ora, dormiremo meno. La sera successiva non dormiremo il doppio delle ore ma ci sveglieremo il giorno seguente un pò “intontiti”. È il nostro cervello che regola questo meccanismo: aumenta il sonno profondo in modo naturale e fisiologico, non è comandabile. Nel trattamento dell’insonnia è un precetto difficile da seguire ma efficace. Alcune sostanze naturali possono essere utili – camomilla, passiflora, valeriana – ma la procedura che si segue per andare a dormire è essenziale. Tutti i legami di preparazione al sonno sono fondamentali. Non c’è un interruttore che lo accende e lo spegne, la nostra mente si deve rilassare e rallentare. Come di fronte al semaforo arancione» conclude Cicolin.
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