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L’innovazione terapeutica, Miglior (oculista): «Sempre più diffuso il trattamento neuroprotettivo, una terapia che mira a rinforzare il nervo ottico, la struttura anatomica che si danneggia al progredire della malattia»
Il glaucoma è la seconda causa di disabilità visiva e cecità in Italia. Questa malattia, che danneggia progressivamente la vista, è causata dall’aumento della pressione interna dell’occhio. In casi più rari, da un ridotto apporto di sangue al nervo ottico, ovvero quel nervo attraverso il quale le informazioni visive vengono trasmesse al cervello. La maggior parte dei trattamenti mirano, infatti, ad abbassare la pressione dell’occhio.
In un’intervista a Sanità Informazione, Stefano Miglior, direttore della clinica oculistica del Policlinico di Monza, Università Milano Bicocca e presidente dell’Associazione italiana Studio Glaucoma (AISG), descrive quali sono i trattamenti più efficaci a seconda della gravità della patologia.
Avere più di quarant’anni, essere miopi, soffrire di diabete o avere familiarità con la malattia sono tutti fattori di rischio che possono incentivare l’insorgenza del glaucoma. «Tuttavia – sottolinea Miglior -, i soggetti affetti da miopia, pur essendo tra gli individui più a rischio, sono anche i più controllati, avendo l’abitudine di rivolgersi all’oculista. Di conseguenza, un eventuale glaucoma in un paziente miope viene, nella maggior parte dei casi, tempestivamente diagnosticato e trattato in maniera altrettanto precoce».
Se il glaucoma è alle prime fasi della malattia la pressione dell’occhio potrebbe risultare regolare. «Anche nei casi in cui la pressione dell’occhio non è elevata, ma si presenta in un range di normalità, la progressione del glaucoma può essere ugualmente rallentata con trattamenti che mirano ad abbassare la pressione oculare. A questi pazienti – spiega l’oculista – possono essere prescritti dei colliri che, somministrati per via topica, ovvero direttamente nell’occhio, sono in grado di tenere sotto controllo la pressione dell’occhio, evitandone l’innalzamento. Ne esistono di diverse classi farmacologiche, tutte piuttosto efficaci, che possono essere prescritte anche in maniera combinata, a seconda delle esigenze del singolo paziente».
All’avanzare delle malattie si modifica pure la tipologia del trattamento. «Un glaucoma al secondo stadio – dice Miglior – può essere trattato con il laser. Come per i colliri, lo scopo è abbassare la pressione dell’occhio». Se la patologia progredisce ulteriormente la scelta consigliata è l’intervento chirurgico. «Ci sono due situazioni in cui è opportuno ricorrere alla chirurgia – sottolinea lo specialista -. Innanzitutto, quando la malattia tende a peggiorare, nonostante la pressione dell’occhio appaia sufficientemente sotto controllo attraverso un’adeguata terapia medica. Poi, quando un glaucoma è in stadio avanzato e la riduzione della pressione dell’occhio può essere ottenuta solo attraverso un intervento chirurgico». Tuttavia, la chirurgia non è sempre totalmente risolutiva: «È sicuramente un passo in avanti – assicura Miglior -, ma in alcune situazioni è possibile che il paziente debba fare un secondo ed anche un terzo intervento per ottenere dei risultati soddisfacenti».
Negli ultimi anni sta diventando sempre più diffuso il trattamento neuroprotettivo. «Si tratta di una terapia che mira a rinforzare le cellule del nervo ottico, ovvero quella struttura anatomica che, al progredire del glaucoma, va via via danneggiandosi – commenta Miglior -. Diversi studi ne hanno finora confermato l’efficacia, tanto che oggi, sempre più spesso, alla classica terapia ipotonizzante si associa questo trattamento neuro protettivo. La terapia può essere somministrata per via orale, attraverso sciroppo e compresse, o per via topica, utilizzando un collirio».
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