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Esistono altre forme di maculopatia: diabetica, miopica, alcune dovute a malattie infiammatorie o infettive o a traumi. Le tipologie più rare sono ereditarie o congenite. Mocellin (SOI): «Il processo degenerativo può essere bloccato sia con farmaci specifici anti-VEGF o attraverso le iniezioni intravitreali»
Quella legata all’età è la più diffusa, ma anche la meno aggressiva. La maculopatia può essere anche diabetica o miopica. Tuttavia, qualunque sia la sua origine, colpisce sempre la macula, ovvero la porzione centrale della retina. «Anche i sintomi, che si tratti di maculopatia legata all’età, diabetica o miopica sono gli stessi – spiega Antonio Mocellin, il vice presidente della SOI, la Società Oftalmologica Italiana -. Si va dalla visione distorta, tutto ciò che osserviamo appare deformato, ondulato o deviato, alla riduzione della visione centrale, fino ad una sorta di “buco” nella visione che col tempo tende ad allargarsi, alla fotofobia ed all’alterazione nella percezione dei colori».
Le tipologie di maculopatia si contraddistinguono a partire dalle cause e scatenanti. «Quella legata all’età, generalmente, colpisce trai 50 e i 60 anni, sia gli uomini che le donne – commenta Mocellin -. La macula funziona peggio perché invecchia, anche se la situazione è spesso aggravata in presenza di predisposizione genetica. Ne esistono due forme: la prima più severa e di rapida progressione detta essudativa o umida, la seconda atrofica o secca, più lenta a progredire, che rappresenta che l’80% dei casi». La maculopatia diabetica, come si evince dal nome, è una conseguenza del diabete: «Generalmente i primi sintomi compaiono verso i 50 anni – dice l’oculista – e riguarda il 25% dei diabetici. I danni che provoca sono molto gravi, tanto che può portare ad una compromissione irreversibile della visione centrale».
Anche le cause della terza tipologia di maculopatia, quella miopica, sono suggerite dal nome stesso della patologia: ne sono affetti i soggetti miopi. Oltre a queste tre macrocategorie esistono altre maculopatie dovute a malattie infiammatorie o infettive o a traumi che possono ugualmente causare la degenerazione maculare. Altre forme, molto rare e che insorgono durante l’infanzia o comunque prima dell’età adulta, sono ereditarie o congenite, tra queste: la malattia di Stardgardt (distrofia maculare giovanile), le distrofie maculari pseudoinfiammatoria di Sorsby, della Carolina del Nord, tipo Butterfly, vitelliforme (Malattia di Best) e l’Edema maculare cistoide dominante.
La maculopatia legata all’età, di solito, non causa cecità, poiché visione laterale o periferica non vengono coinvolte nel processo degenerativo. Al contrario, i pazienti affetti da maculopatia diabetica corrono il rischio di perdere totalmente la propria capacità visiva.
«La maculopatia è una patologia farmaco-dipendente, per cui i trattamenti vanno ripetuti nel tempo – spiega Mocellin -. Il processo degenerativo può essere bloccato sia con farmaci specifici anti-VEGF che attraverso le iniezioni intravitreali. Il limite della terapia intravitreale è legato alla necessità di effettuarla esclusivamente in sala operatoria, un ambiente sterile e sicuro, che permette di ridurre al minimo i rischi infettivi. Ma, ad oggi, sono circa 2 milioni le persone in attesa di iniezioni intravitreali, un numero lievitato soprattutto durante la pandemia da Covid-19, quando la priorità è stata data ad altre tipologie d’intervento. Ma se non si recupera il tempo perduto – conclude lo specialista – il danno per molti pazienti affetti da maculopatia sarà irreversibile».
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