È un dovere del sistema monitorare sull’operato del professionista sanitario ma è anche diritto del medico poter agire in libertà e autonomia, anche per garantire maggiore competenza e affidabilità. La parola a Ivo Pulcini, membro del Consiglio Direttivo Omceo Roma, sulle conseguenze dell’applicazione della Legge Gelli
La Legge Gelli-Bianco ha ridisegnato le direttive generali d’insieme di un sistema estremamente complesso in cui si muove il professionista sanitario insieme al paziente. Un apparato complicato, che deve garantire al medico la possibilità di operare liberamente in scienza e coscienza, e allo stesso tempo al cittadino di poter vivere con serenità e fiducia il rapporto con la parte sanitario-assistenziale.
«Il rapporto medico-paziente è fondamentale nello svolgimento della nostra professione», dichiara Ivo Pulcini, cardiologo, medico dello sport e membro del Consiglio Direttivo OMCeO Roma in occasione del recente convegno ‘La prova del danno alla salute, cosa cambia dopo la Legge Gelli’, organizzato alla Corte d’Appello di Roma.
«Ad oggi il medico si trova ad avere un rapporto importante, oltre che con il paziente, anche con l’avvocato e con il magistrato: tutte quelle parti che aiutano il professionista a svolgere la sua attività nel migliore dei modi. Infatti, mai come adesso, il professionista sanitario – spiega il Dottor Pulcini – ha bisogno, per tutelare in pieno la salute del paziente e fare il proprio lavoro con la massima serenità, competenza ed equilibrio, di comprensione del suo operato. Voglio dire, il medico non può essere vittima passiva di denunce facili. Questo rischio è come una spada di Damocle e si traduce nella perenne paura di essere aggredito o denunciato anche senza un reale motivo».
«Occorre che il medico ritorni ad essere libero, autonomo, e possa operare serenamente in scienza e coscienza per portare sollievo a chi soffre – sottolinea il medico -. Certo, l’errore è umano, il medico può sbagliare e se l’errore è grave è giusto che venga punito. Però vanno considerate tutte le attenuanti, perché lo scopo della vita del professionista sanitario, la sua missione, il suo obiettivo, è prima di tutto aiutare il prossimo, migliorare la salute del paziente e salvare la vita umana. Pertanto, prima di considerarlo impreparato o comunque condannarlo come un professionista che non agisce correttamente, è necessario valutare con attenzione».