Ai nostri microfoni, il Professor Achille Lucio Gaspari, Direttore della Cattedra di Chirurgia Generale all’Università di Roma Tor Vergata, interviene su Legge Gelli-Bianco e rischio clinico: «Aspettiamo i decreti attuativi per chiarire alcuni punti complessi, come quello sulle linee guida»
Il 70-80 % di quelli che vengono definiti “episodi di malpractice” sono falsi. O meglio, il contenzioso tra medici e pazienti che si consuma nei tribunali, per la stragrande maggioranza (per l’appunto, circa 3 casi su 4) finisce con l’assoluzione del medico, e dunque da «il medico ha causato dei danni ad un paziente» si passa a «il paziente riteneva di aver subito un danno, ma il medico non ha commesso errori».
Il dato lo fornisce ai nostri microfoni il Professor Achille Lucio Gaspari, Direttore della Cattedra di Chirurgia Generale all’Università di Roma Tor Vergata, intervenendo su Legge Gelli-Bianco e rischio clinico.
Professore, proviamo a parlare di dati a pochi mesi di distanza dall’approvazione della Legge sulla responsabilità professionale. In particolare, parliamo dei risultati di un’ottimale gestione del rischio clinico. Può farci qualche esempio?
«La Legge Gelli è della primavera 2017, ma al momento sono stati comunicati e sono disponibili i dati di due regioni, che sono Lombardia e Toscana, per quanto riguarda i contenziosi del 2015 e 2016. Questi contenziosi sono in diminuzione dal 2015 e hanno continuato a decrescere anche nel 2016, e quindi prima dell’approvazione della “Legge Gelli”. Si tratta di due regioni dove l’attenzione al rischio clinico nelle aziende ospedaliere è molto elevata, e quindi si ritiene che questa specificità potrebbe essere una delle cause della diminuzione del numero di contenziosi».
Possiamo dunque dire che una maggiore attenzione alla formazione in tema di Risk Management è effettivamente utile e dirimente per un calo dei casi di malpractice?
«Dunque, il contenzioso a cui mi riferivo non riguarda la malpractice, ma come il paziente ritiene di essere stato trattato: oltre il 70-80% delle cause tra medico e paziente si concludono con l’accertamento che la malpractice non c’è stata. Per questo, uno dei punti fondamentali da perseguire è quello di migliorare il dialogo tra istituzioni, strutture sanitarie, medici, i pazienti e i loro familiari, oltre che naturalmente ridurre il rischio».
Secondo lei esistono ancora degli aspetti da chiarire con i futuri decreti attuativi?
«Sicuramente. Ce ne sono alcuni, come quello sulle linee guida, che sono complessi. Quindi molto dell’attuazione della legge dipenderà proprio dalla qualità di questi decreti attuativi».