Il presidente dell’Ordine meneghino ai nostri microfoni: «La legge va rispettata ma no al clima d’odio contro i medici»
«La formazione ECM è un aspetto fondamentale della professione, oltre che un obbligo di legge. Esiste il rischio sanzioni e la possibilità di avere problemi a livello di contenzioso e di assicurazioni. Ma l’articolo di Panorama in cui si fa di tutta l’erba un fascio è sensazionalistico e contiene molte inesattezze». Così Roberto Carlo Rossi, Presidente OMCeO Milano, commenta l’articolo pubblicato sull’ultimo numero di Panorama che critica lo scarso aggiornamento professionale di circa un medico su due.
Presidente Rossi, l’articolo di Panorama è molto duro verso i medici che non si aggiornano. Come rispondete alle accuse?
«Sono state scritte diverse cose non vere. Ce ne sono anche di parzialmente esatte, perché il messaggio principale può essere anche corretto. Secondo la federazione è circa il 20% dei professionisti a non essere in regola, e sono comunque tanti. Serve un approccio globale su questa materia per cambiarla, siamo d’accordo. La cosa inaccettabile però è dire che i medici italiani sono ignoranti. Diciamo che il sistema così com’è deve essere messo un po’ a posto. Poi, certo, la legge va rispettata e tutti devono farlo, su questo non si discute, ma conosco alcuni colleghi illustri che si aggiornano ma a volte, per vari problemi, non hanno un numero di crediti sufficienti. Qualcosa va messo a posto. Questi articoli fanno solo risentire i pazienti: contribuiscono al clima d’odio, possono aumentare il rischio di cause e, di conseguenza, della medicina difensiva».
Infatti nel pezzo c’è scritto che le associazioni dei pazienti si dicono un po’ impaurite da questa situazione. Il rischio è una rottura netta del rapporto tra medico e paziente. Anche per tranquillizzare i pazienti, è corretto richiamare gli Ordini a fare dichiarazioni chiare ai propri iscritti in favore della formazione? Magari parlando anche delle possibili sanzioni…
«Come OMCeO Milano abbiamo fatto circolari, newsletter, informative, sportelli, eventi, insomma di tutto per informare gli iscritti sull’obbligo ECM e per spiegare loro il sistema. Molto spesso infatti i colleghi non sono abbastanza informati sulla questione e sulle possibili conseguenze. Per questo gli Ordini devono farsi parte diligente nell’informare tutti gli iscritti, ma senza fare terrorismo. Li informiamo che bisogna stare attenti per vari motivi, non ultimo per le possibili ricadute a livello assicurativo. Quasi certamente faremo un nuovo richiamo a breve, a pochi giorni dalla chiusura del triennio. A volte però le responsabilità sono anche delle aziende che dovrebbero fare formazione e non la fanno, e dunque i dipendenti, in casi come questo, non hanno molte colpe. Se non lo può fare in azienda quando la fa, di notte?».
Esistono nuovi strumenti come la FAD…
«Certamente, ma per questo tipo di dipendenti può non bastare. Hanno bisogno anche dei corsi delle aziende che però in questo senso sono inadempienti. Per questo il titolo di quel pezzo non mi piace, è molto poco corretto».
Parlava dei rischi che vanno al di là delle sanzioni…
«Abbiamo già assistito ad episodi in cui avvocati, in caso di contenzioso, tirano fuori il numero di crediti conseguiti e magari le assicurazioni decidono di non coprire il medico in causa. Ripeto, se c’è una norma va rispettata. Ma questo sistema va migliorato».
Lei ha detto che circa il 20% non è aggiornato. Ora, se anche solo un 10% non risulterà in regola, sono previste delle sanzioni. Verranno applicate?
«È evidente che la legge va rispettata, e se non la rispettano prima o poi le sanzioni arriveranno».
Ma ce ne sono state in passato?
«Sì, ci sono dei casi in cui i professionisti sono stati sanzionati. Il problema è che il sito del Cogeaps ha 150mila ticket aperti e pochi dipendenti. Vuol dire che migliaia di professionisti hanno caricato dei crediti che però non gli sono stati riconosciuti. Dobbiamo mettere a posto il sistema che, ad oggi, non è ancora a regime. Quando lo sarà avremo tutti gli strumenti per procedere. E procederemo…».
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Nel pezzo di Panorama si parla di “conflitto di interesse” perché sono gli Ordini a dover controllare ed eventualmente sanzionare i medici inadempienti. Magari il termine è un po’ eccessivo, ma forse non solo per i medici ma anche per le altre categorie si potrebbe anche pensare ad un organismo esterno che controlli se viene eseguita la formazione continua oppure no, perché poi effettivamente all’esterno il dubbio può sorgere.
«È un dubbio che va fugato. Quando viene messo in ballo l’autocontrollo delle professioni, che senza dubbio ci deve essere, quello che succede è che entra la politica, in cui vengono favoriti gli amici e sfavoriti i nemici. Questo sì che è conflitto di interesse. La cosa più sana che possa esistere è che una professione controlli il livello qualitativo dei suoi professionisti. Questo perché chi va a fare il controllo ha la coscienza di quel che è necessario per fare la professione. Solo un tecnico può stabilire cos’è la deontologia. L’abc della deontologia professionale è che si prescinde dal codice penale, esistono comportamenti che i professionisti devono tenere, altrimenti hanno la riprovazione della loro comunità».
C’è un’unità di vedute tra i presidenti di Ordine sulla formazione ECM?
«In maggioranza sì, ma non ho contezza precisa, parlo solo di mie sensazioni. Non ho gli strumenti per confermare questa cosa».
Non è che sulla qualità del dibattito su questo argomento influisce anche il rinnovo degli Ordini tra un anno? Non c’è un po’ di timore, un po’ di “pretattica”…?
«Ma no, sono problemi che si discutono da una vita, non vengono accantonati nell’ultimo periodo perché si avvicinano le elezioni. Non sono situazioni facili. È un sistema che deve certificare un numero enorme di professionisti, fare un’anagrafica con tutto quel che serve, prevedere tutti i casi. Mettere insieme tutto questo sistema è veramente complesso. Quindi bisogna dare tempo al tempo per andare a regime».
Quindi non è un argomento che viene trattato con leggerezza per motivi, per così dire, di campagna elettorale…
«Non è una questione di campagna elettorale. Il problema ECM esisteva anche tre anni fa… siccome il sistema sta andando sempre più a regime si pretende giustamente che i professionisti si adeguino. Penso che siamo abbastanza vicini, ma si tratta sempre di mesi, se non anni».