La disinformazione può trasformare un avvertimento in una nevrosi di massa. È il caso di alcune componenti alimentari che sono state ‘demonizzate’ dal vortice mediatico, tra queste l’olio di palma. Facciamo chiarezza….
‘Non contiene olio di palma‘ è la frase che negli ultimi tempi si legge su molte confezioni di prodotti alimentari. La polemica sull’olio di palma ha indotto moltissime aziende della filiera alimentare, a togliere il grasso vegetale da qualsiasi composizione e a metterlo ben in evidenza sulle etichette dei prodotti. Ma questa psicosi rispetto al liquido delle palme da olio, (ricavato dalla pianta Elaeis guineensis tipica dell’Africa occidentale), ha un fondamento o è frutto di un’ansia collettiva ingiustificata? Lo abbiamo chiesto a Edoardo Altomare, medico, scrittore scientifico e dirigente dell’unità Formazione all’Asl di Bari.
L’olio di palma è uno di quegli esempi di elemento ‘demonizzato’ dalla disinformazione?
«Direi che è fondamentale in questi casi, procedere sulla base di prove scientifiche inoppugnabili. Quale è davvero il livello di pericolosità di alcune sostanze? Con la scienza possiamo rispondere. Nel caso specifico dell’olio di palma, questo elemento è sicuramente un prodotto dotato di potenzialità tossiche e anche genotossiche a temperature superiori ai 200 gradi centigradi. Come tale è inserito nella lista dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro come un cancerogeno potenziale, però occorre dire anche che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare sottolinea il fatto che occorrono concentrazioni abbastanza elevate di questo prodotto perché si manifestino potenzialmente rischi genotossici».
Quindi si tratta di un allarme che andrebbe ridimensionato?
«Voglio sottolineare che, per l’utilizzo che si fa dell’olio di palma nell’alimentazione normale (presumibilmente) e per le quantità che vengono utilizzate dall’industria dolciaria e alimentare, le quantità non sono tali da giustificare una tale apprensione. Tra l’altro negli ultimi anni è evidente che l’industria ha già dirottato la sua produzione verso prodotti che hanno un contenuto drasticamente inferiore di olio di palma, per cui vediamo sempre più spesso nei supermercati la dizione “non contiene olio di palma”, perché in effetti le industrie hanno imparato a fare senza o a ridurne la percentuale. In conclusione l’importante, come dice appunto l’Autorità Europea, è non abusare di cibi che contengono olio di palma».