Salute 7 Novembre 2022 10:38

Ricerca in omeopatia, Roberts (HRI): «Con Trial e test clinici i nostri studi sono attendibili e di altissimo livello»

L’HRI, con sede nel Regno Unito, si dedica alla promozione della ricerca di alta qualità in omeopatia a livello internazionale. In corso una Revue sull’otite in età pediatrica, con l’obiettivo di contribuire alla riduzione dell’uso degli antibiotici nei bambini

«C’è chi la ama e chi la odia: siamo consapevoli del fatto che l’omeopatia crea divisioni sia all’interno del mondo scientifico che tra le persone comuni». Ad affermarlo è Rachel Roberts che, in quanto membro dell’Homeopathy Research Institute (HRI), all’omeopatia ed alla ricerca scientifica volta a validarne l’utilizzo ha dedicato la sua vita. «L’omeopatia è una vera e propria medicina – aggiunge Roberts -. Attualmente abbiamo a disposizione un numero di evidenze validate scientificamente sufficienti a dimostrare che gli effetti di queste cure vanno ben oltre il placebo».

Il contributo dell’Homeopathy Research Institute

L’HRI è un ente di beneficenza, ha sede nel Regno Unito, ed è impegnato nella promozione della ricerca di alta qualità in omeopatia a livello internazionale. «Il nostro Istituto si dedica principalmente alla revisione degli studi più rilevanti condotti dagli scienziati in tutto il mondo. In questo momento, ad esempio – spiega la ricercatrice – è in corso una Revue sull’otite in età pediatrica. L’obiettivo di questo studio è di contribuire alla riduzione dell’uso degli antibiotici nei bambini.  Un traguardo che credo – sottolinea l’esperta – possa essere desiderabile e condivisibile da tutti».

Il più grande studio in corso

È in corso in India uno tra i lavori più rilevanti al mondo. «Sotto la lente degli studiosi ci sono neonati e bambini, tutti di età non superiore ai due anni, affetti da infezioni di diversa natura. Una parte è stata curata con l’omeopatia, un’altra con la medicina tradizionale – racconta Roberts -. Dalle osservazioni condotte finora dagli scienziati è emerso che i piccoli a cui sono state somministrare le cure omeopatiche hanno mostrano meno “effetti collaterali”, come reazioni a livello delle vie respiratorie, e complessivamente il numero di giorni di malattia è risultato più esiguo».

Non è alternativa, ma integrativa

Ma aldilà dei risultatati ottenuti dalle singole ricerche scientifiche, c’è un punto su cui gli scienziati sono tutti d’accordo: «L’omeopatia – dice la ricercatrice – non è una scelta alternativa alla medicina allopatica, è complementare, integrativa. Nella vita reale è possibile ricorrere ad entrambe le cure, anche io lo faccio quotidianamente. L’omeopatia è, in altre parole, uno strumento in più a disposizione di medici e specialisti».

Il metodo di ricerca

«La ricerca in omeopatia è di altissimo livello: i parametri utilizzati sono gli stessi impiegati per la ricerca in medina allopatica. Vengono utilizzati test clinici, trial, proprio come se si trattasse di un farmaco tradizionale», assicura Roberts. Ma, contemporaneamente, l’omeopatia punta anche a sviluppare metodi di ricerca innovativi. «Sono molto interessanti gli studi scientifici che si focalizzano sugli effetti dell’omeopatia sulle piante ed in particolare su come alcune cure specifiche siano in grado di fare aumentare la crescita dei vegetali e far guarire gli arbusti malati. Sono in corso ricerche estremamente interessanti che riguardano la fase preclinica di laboratorio, studi che ci aiutano ad esplorare meglio l’omeopatia: maggiore è la nostra comprensione dei suoi meccanismi e meglio potremmo utilizzarla. Capire il funzionamento che regola l’omeopatia, ovvero non solo come agisce ma anche fino a quando è efficace, ci permetterà di migliorarne l’applicazione sulle piante, negli animali e per gli esseri umani», conclude Roberts.

 

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