Rischio clinico e Legge Gelli in tempi di pandemia, La Russa (Università Foggia): «Questione mai così centrale»

Il Professore associato di Medicina Legale all’Università degli Studi di Foggia spiega a Sanità Informazione perché parlare di responsabilità professionale è fondamentale in un momento in cui le certezze sono crollate

Il tema del rischio clinico è da sempre centrale nella gestione della sanità italiana. Lo è ancor più oggi (o meglio, nell’ultimo anno) a causa della pandemia da Covid-19. Tra Legge Gelli, responsabilità sanitaria e uno scudo penale per gli operatori sanitari, sono tante le carte in tavola. In un recente webinar sull’argomento organizzato dal provider ECM di Consulcesi Club Sanità in-Formazione è intervenuto anche Raffaele La Russa, Professore associato di Medicina Legale all’Università degli Studi di Foggia.

Professor La Russa, quanto è importante parlare di rischio clinico in un momento come quello che stiamo vivendo?

«Il tema che affrontiamo in questo webinar è un argomento centrale nell’ottica della politica sanitaria ed è ancor più vitale in questo momento di epidemia da Covid-19. Dobbiamo ringraziare la cosiddetta Legge Gelli, che ha incentivato tutte le politiche di rischio clinico che saranno affrontate e che danno oggi la possibilità di avere degli strumenti attuativi per quanto riguarda l’organizzazione delle strutture private, pubbliche e convenzionate nella gestione dell’emergenza. Abbiamo inoltre, attraverso questo webinar, la possibilità di entrare nella parte più pragmatica della gestione della pandemia attraverso una relazione che esplicherà anche quali sono, tecnicamente, le azioni di rischio clinico che devono essere eseguite per far sì che si riducano i rischi. Ovviamente, il rischio non può mai essere completamente azzerato ma quel che cerchiamo di fare è ridurlo, contenerlo il più possibile e gestirlo qualora si dovessero verificare episodi che purtroppo abbiamo visto in tante strutture ospedaliere».

Il suo intervento nel webinar su cosa verte?

«Il mio intervento punta a raccontare il percorso di questa legge negli ultimi quattro anni, di quel che ha modificato nel percorso assistenziale che vede le strutture impegnate nelle politiche di rischio clinico e degli strumenti attuativi che ha dato al personale sanitario, ovvero a quelle figure che si occupano di risk management, al fine di ottimizzare le risorse presenti nelle strutture e far sì che si vada verso una maggior sicurezza delle cure del paziente. Nel discorso do anche una visione più tecnica medico-legale sull’importanza che oggi ha il rischio clinico unito alla medicina legale nell’andare a fronteggiare anche il tema che negli ultimi 20 anni ha afflitto di più il mondo dei sanitari: la responsabilità sanitaria. Una delle ultime relazioni verte appunto sullo scudo per il sanitario nei processi per lo più in ambito penale, proprio per far sì che non vi siano delle sentenze di colpa nei confronti dei sanitari che sono venuti a trovarsi impreparati, soprattutto nel momento iniziale, quando non si sapeva ancora nulla del virus e delle conseguenze che avrebbe portato nella nostra popolazione».

 

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