Sanità 21 Gennaio 2021 17:01

Tamponi e vaccini dai medici di famiglia: lo status quo con Fimmg Piemonte, Lazio e Campania

Con i segretari di Fimmg Campania, Lazio e Piemonte ci confrontiamo sull’esperienza tamponi rapidi dai medici di famiglia. Scopriamo differenze regionali profonde e schemi in evoluzione nonostante le difficoltà. A gran voce si chiede il coinvolgimento per vaccinare contro Covid

Tamponi e vaccini dai medici di famiglia: lo status quo con Fimmg Piemonte, Lazio e Campania

Non solo ospedali. Tutti gli attori coinvolti sembrano concordare sull’importanza del ritorno al territorio per la rinascita della sanità post-pandemia. E non solo, la medicina di prossimità è chiamata a un ruolo centrale specialmente adesso, per controllare e monitorare Covid-19 in Italia.

È con questo principio che a novembre le regioni si sono rivolte a pediatri e medici di famiglia per un aiuto nel controllo delle nuove infezioni. Trenta milioni di euro dal Ministero della Salute per oltre 2 milioni di tamponi rapidi antigenici, effettuabili dal proprio medico evitando lunghe code ai drive-in o l’arrivo del presidio a domicilio.

Qualche mese dopo i promettenti inizi, i numeri sono decisamente diversi da quelli prospettati. In un articolo precedente, Sanità Informazione ha raccolto i dati di Piemonte, Lazio e Campania che raccontavano una storia ben diversa. Rispettivamente 17mila, 11mila e 7mila gli swab test effettuati dai mmg. Un risultato definito da Claudio Zanon, direttore scientifico dell’Osservatorio Motore Sanità, un «obbiettivo non raggiunto».

Per un chiarimento sui numeri raccolti, Sanità Informazione si è rivolta direttamente ai medici di famiglia. Scoprendo realtà regionali estremamente eterogenee e professionisti pronti a fare il passo successivo, con la distribuzione delle vaccinazioni anti-Covid. Il confronto ha coinvolto Giovanni Cirilli, segretario regionale Fimmg Lazio, Roberto Venesia, segretario regionale Fimmg Piemonte e Luigi Sparano, segretario provinciale Fimmg Napoli.

Cirilli (Fimmg Lazio): «Un’esperienza senza rischi»

Il dottor Cirilli è un medico di famiglia, «la mia definizione preferita perché raccoglie il senso della nostra professione». Sui numeri del Lazio corregge il tiro, «dalla Regione mi dicono oltre 35mila» specifica. Una cifra ben diversa, seppure ancora lontana dai 200mila di cui parlava l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato.

«Molto si può spiegare con i rallentamenti nella distribuzione e le procedure necessarie, nonché con la difficoltà nel trovare i luoghi adatti – spiega ancora –. Per esempio a Latina, è solo da qualche giorno che il Comune ha fornito gli spazi opportuni ai medici».

Quella della difficoltà nell’effettuare i tamponi nei propri studi, per paura di un eventuale contagio o per mancanza di spazi è una opposizione ricorrente. «Un rischio che, se uno si attiene all’accordo nazionale, e nel caso del Lazio a quello regionale, è un rischio molto basso. Perché se ci si limita esclusivamente a tamponare persone che sono al decimo giorno di quarantena e sono asintomatici c’è un rischio trascurabile se si indossano le giuste precauzioni».

Il Lazio, infatti, ha siglato con i medici un accordo per cui i tamponi rapidi vengono effettuati ai contatti di positivi arrivati al decimo giorno di quarantena da asintomatici. In modo da liberarli prima dei 14 giorni canonici. «Chi li ha fatti – racconta Cirilli – si è reso conto che la cosa era stata invece ben ponderata e non aumentano il rischio che il medico corre, rappresentando invece un mezzo potente in mano al mmg perché noi esistiamo in funzione del fatto che riusciamo a sostenere i bisogni di salute dei nostri assistiti».

«Non tutti vivono in grandi città o centri in cui ci sono i drive in – spiega –, quindi per molti fare più di 20 chilometri per arrivare a un drive in significa negare la possibilità di fare un tampone o andare a spendere soldi dai privati. In alcuni paesi e cittadine il numero dei tamponi effettuati è molto alto, dove le amministrazioni comunali e le aziende sanitarie hanno fatto rete e hanno consentito ai mmg di farli in assoluta tranquillità e con uno spirito positivo, sentendo che era una necessità».

Over80, vaccino dai mmg nel Lazio

Un modello che secondo il segretario Fimmg Lazio si potrà ora replicare con i vaccini. Nel Lazio un milione e trecentomila vaccinati dai medici di medicina generale in 45 giorni contro l’influenza. Ora con la Regione, spiega, è in corso un accordo perché i medici di famiglia possano procedere alle vaccinazioni anti-Covid di ultra ottantenni. «Persone fragili che devono essere curate in prossimità e per le quali recarsi in un centro vaccinale potrebbe essere difficile», quindi.

«Abbiamo ragionato sul criterio di sicurezza – conclude – e abbiamo messo nel cappello della procedura il fatto che vaccina chi è stato già vaccinato, quindi ha ricevuto la seconda dose di vaccino ed è immune. Questo lo dobbiamo sia all’operatore che ai nostri assistiti perché in questo modo siamo attenti e sicuri di non poterli contagiare, condizione determinante per fare la vaccinazione».

Venesia (Fimmg Piemonte): «Numeri tamponi corrispondenti a target specifico»

Anche il segretario Fimmg Piemonte, Roberto Venesia, raggiunto al telefono ci tiene a fare una precisazione. Quella che riguarda il target di persone sottoponibili a tampone dal medico di famiglia. Anche in Piemonte «asintomatici contatti stretti di un positivo al decimo giorno per liberarli prima dalla quarantena».

L’organizzazione regionale divide i medici in equipe territoriali, spiega Venesia. «Quindi laddove un medico non sia nelle condizioni di poter fare i tamponi perché non ha lo studio adatto, se ne occupa qualche collega delle equipe». A Torino ci si è organizzati con due postazioni mobili appositamente attrezzate e piazzate in punti strategici della città. Coinvolte 40 equipe e 600 e oltre medici, che hanno dato la loro disponibilità in turni per poter procedere a fare tamponi.

«In altre regioni è diverso – continua – per esempio in Veneto hanno fatto oltre 180mila tamponi nell’ultimo mese perché li fanno a tutti coloro che li richiedono, indipendentemente dalle situazioni. Non si dovrebbe fare una classifica, perché l’obbiettivo non è fallito se si conosce il target, anche perché gestiamo richieste volontarie».

Sulle vaccinazioni anti-Covid, anche Venesia parla di «probabilità molto alta». «Aspetteremo con probabilità il vaccino Astrazeneca – conclude – che è più maneggevole rispetto a quelli a base mRna. I primi arrivi saranno a febbraio e potremmo iniziare la fase 2».

Sparano (Fimmg Napoli): «Ritardi nelle consegne»

I numeri della Campania risultavano i più bassi nel confronto con le due regioni di centro e nord Italia. Il segretario provinciale Fimmg Napoli, Luigi Sparano, parla di disagi organizzativi protrattisi fino a prima di Natale.

«Quella dei tamponi è un’attività che è iniziata appena dopo il 15 dicembre. Il modello per erogare i tamponi delle Aziende campane non ha funzionato all’unisono. Alcune – spiega – come la Asl Napoli 1 Centro sono già operative, altre non hanno ricevuto i materiali e quindi non hanno potuto attivarsi ed erogarli ai pazienti».

Nell’azienda Napoli 1 Centro, non appena i tamponi sono arrivati, si è raggiunta cifra 4mila test in 15 giorni. «Adesso – prosegue Sparano – c’è la possibilità di estendere i tamponi per rendere possibile il ripristino delle attività scolastiche, quindi i 170mila test regionali disponibili potrebbero essere usati anche per questo. Dove le attività sono finalmente iniziate stanno dando una risposta non esplosiva ma sicuramente utile».

Per le vaccinazioni in Campania, il coinvolgimento dei medici di famiglia è «ancora un’incognita, per ora non siamo stati coinvolti». Sparano si dice convinto che in seguito succederà, data l’importanza dei mmg nell’immunizzazione annuale. In tre mesi del 2020 oltre un milione di vaccinati contro l’influenza, ricorda. «Un’esperienza che è ormai consolidata per noi e in cui ci dimostreremmo – conclude – un’arma vincente».

 

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