I risparmiatori che hanno perso tutto con il “Salvabanche” temono anche per i mutui: «Pronti a rivolgerci ai tribunali»
Le manifestazioni vanno bene, ma non bastano: bisogna rivolgersi ai tribunali». Di nuovo in piazza i risparmiatori vittime del decreto “Salvabanche”. Dopo Bankitalia e Montecitorio, stavolta sono andati a urlare la loro rabbia sotto la sede della Consob, contestata per non aver svolto il suo principale compito: quello di vigilare.
Una protesta sempre più veemente mentre cresce la sfiducia verso le banche e monta la rabbia verso il governo. Nel frattempo, però, prende ancora maggiore consapevolezza la necessità di dover far valere le proprie ragioni nelle aule dei tribunali non solo per la gestione dei risparmi, ma anche per mutui e conti correnti, come segnala il portale www.stopingiustiziebancarie.it.
«Non ci fermeremo, faremo tutto quello che c’è da fare e, se necessario, anche di più», afferma un pensionato che dopo aver fatto il pescatore per una vita a Goro, località in provincia di Ferrara, sul delta del fiume Po, ha perso 130mila euro. «Ce la metteremo tutta perché è diventata una questione di principio: se la fanno franca anche stavolta, significa che possono fare tutto».
Ed è proprio questo il timore che emerge dalla protesta. Lo sostiene anche Monica Cirillo dell’Adusbef, l’associazione che ha organizzato la protesta insieme a FederConsumatori. Nel corso della protesta ha consegnato un oscar alla carriera al presidente di Consob Giuseppe Vegas per poi affermare: «Il panorama è pieno di irregolarità bancarie. Se non si interviene, tra sei mesi saremo di nuovo qui a protestare per un altro caso. C’è un unico filo che lega tutto: si parte dal caso Parmalat e si arriva al Salvabanche. Nel 2012, quando scoppiò il caso Deiulemar (compagnia di navigazione i cui obbligazionisti hanno perso migliaia di euro, ndr) era stata chiesta una commissione d’inchiesta per verificare perché Consob e Bankitalia non avessero vigilato. Se si fossero presi gli adeguati provvedimenti, oggi non saremmo a questo punto. Oggi i cittadini temono per tutto, anche per i loro mutui. Non c’è più fiducia nel sistema. Cosa si aspetta, che i risparmiatori si tengano i soldi sotto la mattonella?».
Dopo aver visto “evaporare” i soldi dai conti correnti, ora si teme per le case, quelle conquistate con anni e anni di sacrifici. «Sono correntista della stessa banca da 39 anni e mi aspettavo più correttezza – racconta una commerciante venuta a Roma da Empoli – e non si dica che quei soldi li abbiamo investiti male: ce li hanno rubati! Sui mutui, poi, nel nostro caso, per ottenerli ci hanno fatto acquistare delle obbligazioni, facendoci credere che avremmo potute venderle. Invece, poco dopo, quei titoli sono crollati e si è scoperto che era un gioco, fatto di proposito, dalle banche. Un vero ricatto, che ci aveva già fatto perdere la fiducia». «Cerchiamo di far rumore con queste proteste – afferma uno dei più giovani in piazza, venuto a Roma dall’Emilia Romagna, dopo aver perso più di 40mila euro – ma siamo disposti anche ad andare davanti ai tribunali. Ci hanno tolto tutto: i soldi, la dignità, ma non la voglia di lottare per i nostri diritti».
Ma la gente non ci sta. In piazza non c’è aria di rassegnazione. La protesta si colorisce di insulti, ma la rabbia non fa perdere la bussola a chi va in piazza. «Sono i risparmi di una vita, soldi che abbiamo messo da parte con il duro lavoro e questi soldi devono ridarmeli fino all’ultimo centesimo», afferma un operaio di un’azienda chimica, venuto a Roma dalla Toscana, direttamente dopo un turno di notte. Con lui c’è un pensionato disabile che non ha dubbi: «Non ci fermeremo qui, porteremo banche e governo in tribunale» ed una ex impiegata, ora in pensione, chiama in causa il premier Matteo Renzi («Lo sfiduceremo noi») e aggiunge: «Non ci arrendiamo perché abbiamo ragione». Chi nel frattempo ha già perso la fiducia dei cittadini, sono le banche: sotto la sede della Consob, il ritornello di bocca in bocca è lo stesso: «La fiducia? è scesa sotto lo zero…». «Sono deluso – afferma un uomo con 43 anni di lavoro sulle spalle come operaio specializzato – ma non posso farmi portare via quello che ho messo da parte, cominciando a lavorare quando non avevo neppure 13 anni: io porto tutti in tribunale».