Il contributo di Barbara Cittadini, Presidente nazionale dell’Associazione Italiana Ospedalità Privata
L’epidemia Covid-19 è stata ed è un’emergenza, senza precedenti, che ha messo a dura prova il nostro SSN che è riuscito, comunque, a dare una risposta di efficienza complessiva.
Una risposta che ha visto la rete degli ospedali di diritto pubblico e di diritto privato operare sinergicamente, impegnata sia a curare pazienti Covid sia pazienti con patologie urgenti e non differibili.
Grazie ad un sistema misto, il nostro SSN ha dimostrato tutta la propria potenzialità.
Al di là delle inevitabili critiche, il Covid-19 ha lasciato alcune lezioni importanti per migliorare il futuro del SSN. Appare evidente l’esigenza di ripensare il rapporto tra ospedale e territorio, tra la Medicina per acuti e ad alta intensità di cure e la Medicina di comunità, nelle sue varie articolazioni, deputata alla gestione delle cronicità e a fare da filtro e supporto all’ospedale, contribuendo, tra le altre cose, a ridurre gli accessi impropri ai Pronto soccorso e permettere dimissioni precoci.
La sanità erogata dalle strutture della componente di diritto privato dovrà essere tenuta in considerazione da coloro che riprogrammeranno la nuova governance del Sistema. Le Regioni, soggetto deputato alla programmazione sanitaria, potendo contare su due componenti per il potenziamento dell’assistenza ospedaliera, potranno rivedere il ruolo di tante strutture di diritto privato, con un loro maggiore coinvolgimento sia nelle aree dell’assistenza ad alta intensità, quali terapie intensive e Pronti soccorsi, sia rispetto a una presenza più strutturata e capillare nell’assistenza ambulatoriale e nella presa in carico di pazienti fragili e cronici. Questa prospettiva è subordinata a precise scelte di programmazione sanitaria da parte del Governo e delle Regioni, nell’ottica di un ripensamento di un diverso mix dell’offerta degli erogatori del SSN, considerando un giusto equilibrio tra le due componenti con oneri, responsabilità e ruoli condivisi.
Al definanziamento costante e progressivo del nostro SSN, in questi anni, è seguita una fase d’imponente deospedalizzazione.
L’esperienza Covid-19 ha fatto comprendere che le scelte operate sono state poco lungimiranti e avvedute e che il Paese le ha pagate in termine di vite umane.
Oggi, che si è scelto di attribuire al settore sanitario risorse coerenti con la domanda e le esigenze reali va, anche, tenuto conto che, per tanti anni la componente di diritto privato, a parità di qualità delle prestazioni erogate, è costata mediamente ai cittadini un 30% in meno in conto economico e zero in conto capitale, elementi ed opportunità che, pur nel rispetto dell’equa distribuzione con le strutture pubbliche andrebbero, a nostro avviso, considerati e valorizzati.
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