«È urgente riorganizzare il servizio di assistenza domiciliare, dando la possibilità ai malati di essere curati nella propria abitazione, con un intervento tempestivo, sia a livello diagnostico che terapeutico» spiega l’eurodeputata della Lega Luisa Regimenti
«Le varianti del virus Sars-CoV-2 aumentano e si propagano a gran velocità. In attesa dei protocolli nazionali ed europei necessari per una presa in cura razionale dei pazienti, è urgente riorganizzare il servizio di assistenza domiciliare, dando la possibilità ai malati di essere curati nella propria abitazione, con un intervento tempestivo, sia a livello diagnostico che terapeutico». Così l’eurodeputata della Lega e componente commissione Sanità pubblica Luisa Regimenti, che già a dicembre 2020 aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo azioni per limitare il rischio di diffusione delle varianti negli Stati membri.
«Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità – continua Regimenti – in Italia il 54% delle infezioni Covid-19 è dovuto alla variante inglese, il 4,3% a quella brasiliana e lo 0,4% a quella sudafricana. Ad aggravare la situazione anche il fatto che, come affermato dalla Commissione europea, ancora non sappiamo quale sia la resistenza dei vaccini oggi approvati nell’Unione a queste varianti».
Secondo Regimenti, che è medico legale e responsabile dipartimento Sanità per la Lega nel Lazio, «occorre fare presto, perché, come denuncia il sindacato dei medici anestesisti e rianimatori Aaroi-Emac, le rianimazioni degli ospedali italiani sono in affanno. Per azzerare i rischi di contagio nei nosocomi serve un’assistenza domiciliare efficace e organica. Alcune Regioni, come il Piemonte, hanno già adottato novità in tema di medicina territoriale. Nel Lazio, invece, i pazienti, anche con decorso lieve, hanno affollato gli ospedali aumentando le probabilità di contagio e affaticando le strutture».
«I medici di famiglia o i professionisti dovrebbero pertanto avere un ruolo fondamentale nelle visite dei pazienti – sottolinea– e poter somministrare altri medicinali oltre al paracetamolo, come antinfiammatori, eparina, antibiotico, cortisone o idrossiclorochina, che in fasi precoci di infezione ha effetti positivi sulla inibizione della replicazione virale. Un servizio svolto a favore della nazione, questo dei medici, che dovrebbe essere retribuito sotto forma di indennizzo», conclude.