Il contributo di Silvestro Scotti, segretario della Federazione italiana medici di medicina generale
La premessa è che la convivenza con il Covid allontana i cittadini dai presìdi. In questa fase i cittadini hanno trascurato controlli e rimandato visite. È evidente che si dovrebbe investire di più sul territorio, senza però snaturare il DNA della medicina territoriale. Sarebbe un errore pensare di avviare grandi rivoluzioni in una sanità che non ha bisogno di essere cambiata a valle, ma a monte. Allo stato non esiste un’inefficienza del territorio, ma una scarsa efficienza sotto il profilo manageriale. Il Covid ha mostrato non i limiti del territorio, bensì i limiti di chi è chiamato a governare l’assistenza territoriale. Pensare di fare grandi cambiamenti non significa essere in grado di realizzarli. Ritengo che preservare ciò che abbiamo, migliorando dove occorre con piccole limature, sia ben più saggio di pensare, o di illudersi, di riuscire a produrre delle rivoluzioni contrattuali. Strada che peraltro si è già dimostrata fallimentare.
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