L’emergenza Covid 19 ha sottoposto il nostro sistema sanitario, e più in generale il nostro Paese, a una durissima prova, sia sotto il profilo più strettamente assistenziale, per il rapido e grave impatto del contagio sulla popolazione, sia per le ricadute sociali ed economiche delle misure di contenimento. La cosiddetta Fase 2 viene quindi invocata […]
L’emergenza Covid 19 ha sottoposto il nostro sistema sanitario, e più in generale il nostro Paese, a una durissima prova, sia sotto il profilo più strettamente assistenziale, per il rapido e grave impatto del contagio sulla popolazione, sia per le ricadute sociali ed economiche delle misure di contenimento.
La cosiddetta Fase 2 viene quindi invocata ed evocata, da più parti, come il necessario ritorno alla normalità e il progressivo superamento del periodo dell’emergenza, per contenere i danni del lockdown. Se questa aspettativa è legittima e comprensibile, per ritornare ad una vita attiva e produttiva, occorre tuttavia riflettere su due aspetti a mio avviso fondamentali, per gestire in modo consapevole ed efficace la Fase 2 dell’emergenza.
Innanzitutto, il fatto che dovremo comunque convivere con il rischio e quindi adottare tutte le misure necessarie per operare in sicurezza, e per un periodo abbastanza lungo, fino a quando non ci sarà un vaccino. E forse anche in quel caso molte delle misure di prevenzione che abbiamo oggi adottato, come la misurazione della temperatura in ingresso in posti ad alto afflusso, o il distanziamento sociale nei luoghi pubblici, resteranno probabilmente nelle nostre abitudini e comportamenti sociali.
Il secondo aspetto, a mio avviso più importante, risiede nella necessità di considerare la Fase 2 non già come un ritorno a ciò che eravamo ma come una grande occasione per ripensare, sulla base di ciò che abbiamo vissuto e appreso da questa esperienza, lo stesso sistema di erogazione dei servizi sanitari.
I prossimi mesi dovranno vederci impegnati, ancor più di questo inizio del 2020, in uno straordinario piano di innovazione del Servizio Sanitario, nell’ottica di una maggiore flessibilità e integrazione della rete ospedaliera, nello sviluppo di un’assistenza territoriale più proattiva e di prossimità, con particolare attenzione all’utilizzo delle tecnologie digitali, e a una più forte e condivisa cultura della prevenzione e della promozione della salute. I cittadini hanno forse compreso il senso della responsabilità individuale nella tutela della salute come bene comune, e dobbiamo fare tesoro di questa esperienza per riorientare le politiche e le nostre azioni verso la sostenibilità, la sicurezza e la qualità della vita nelle nostre città.
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